SACE ha presentato ieri il Rapporto Export 2021 “Ritorno al futuro: anatomia di una ripresa post-pandemica”, report dal titolo più che mai evocativo che ritrae alla perfezione lo scenario attuale dell’export tricolore, che sembra finalmente essere tornato sul sentiero di crescita interrotto dalla crisi.
Tuttavia, il contesto attuale è estremamente complesso e disomogeneo, e dunque occorre avere ben chiare le coordinate delle opportunità a livello sia settoriale che geografico. In questo senso, il Rapporto Export di SACE si propone come guida per le imprese nella lettura di questo scenario complesso, cercando di elaborare un’“anatomia” delle prospettive delle esportazioni italiane.
Italia a tutto Export
La premessa estremamente incoraggiante da cui prende le mosse il Rapporto è il forte rimbalzo dell’economia mondiale, dopo la profonda recessione registrata lo scorso anno, grazie in particolare all’avanzamento dei programmi di vaccinazione contro il Covid-19 e alla progressiva rimozione delle misure restrittive. Ciò ha consentito la ripresa degli scambi commerciali internazionali che, come stimato da SACE, entro la fine dell’anno cresceranno di circa il 10%.
Di questo clima favorevole ovviamente beneficerà anche il nostro Paese che nel 2021 farà registrare una crescita dell’11,3% delle esportazioni di beni che toccheranno quota 482 miliardi. D’altronde, come evidenziato dal Presidente di SACE Rodolfo Errore durante il suo intervento alla presentazione del Rapporto: “L’Export e il Made in Italy, che sono da sempre risorse imprescindibili per l’economia italiana, hanno sempre avuto un ruolo cruciale come acceleratore della crescita e dello sviluppo del nostro tessuto imprenditoriale. Export e Made in Italy che SACE, da oltre quarant’anni, contribuisce a rafforzare, affiancando le imprese italiane nelle loro attività sui mercati esteri”.
Più in particolare, ha spiegato Pierfrancesco Latini, Amministratore delegato di SACE: “Per quanto riguarda la nostra operatività dedicata al sostegno all’export e all’internazionalizzazione abbiamo mobilitato 38 miliardi di euro, sostenendo le imprese italiane con la nostra ampia famiglia di prodotti assicurativo-finanziari”.
Dal 2022, il sentiero di crescita è previsto stabilizzarsi su ritmi più contenuti: le vendite di beni Made in Italy aumenteranno, infatti, del 5,4% nel 2022 per poi assestarsi su una crescita del 4%, in media, nel biennio successivo. Tale ritmo, superiore di quasi un punto percentuale al tasso medio pre-crisi (+3,1%, in media annua, tra 2012 e 2019), consentirà di raggiungere nel 2024 il valore di 550 miliardi di euro di esportazioni di beni.
Quanto all’export italiano di servizi, maggiormente colpito dalle misure restrittive legate alla pandemia con impatto negativo soprattutto sul turismo, è atteso un recupero solo parziale nel 2021 (+5,1%). La vera e propria ripresa avverrà nel 2022 quando l’export di servizi tornerà ai livelli del 2019, grazie a un incremento del 35,1%. La crescita proseguirà anche nel biennio successivo a un ritmo medio del 5%, toccando i 120 miliardi di euro alla fine dell’orizzonte di previsione.
Il medagliere dell’Export tricolore
Nell’anno delle Olimpiadi, in occasione del Rapporto Export 2021, SACE ha classificato le principali destinazioni del Made in Italy sotto forma di medagliere, tenendo conto di geografie già consolidate e di altre tuttora poco presidiate, in funzione della capacità di recupero delle esportazioni di beni in valore già completa nel 2021 e della loro dinamica più o meno intensa prevista negli anni successivi. Tale eterogeneità è ascrivibile a una molteplicità di fattori, tra cui la capacità di gestione della pandemia, l’efficacia delle politiche adottate, oltre che le caratteristiche strutturali delle singole economie.
SACE ha assegnato la medaglia d’oro ai Paesi dove il nostro export ha recuperato prontamente e rimarrà dinamico negli anni successivi: tra questi, oltre ad alcuni importanti partner come Stati Uniti, Germania e Svizzera, figurano anche la Cina e diversi mercati dell’Asia pacifico, nonché Polonia ed Emirati Arabi Uniti.
L’argento va ad alcuni mercati di sbocco dipendenti dai corsi delle materie prime (come Brasile, Arabia Saudita, Malesia e Ghana), nonché altre destinazioni europee (ad esempio Francia, Paesi Bassi) e non solo (tra cui Senegal), dove il recupero sarà completo già nell’anno in corso, ma seguirà una dinamica più contenuta negli anni successivi.
La medaglia di bronzo, infine, va a quei Paesi accumunati da un recupero dei valori pre-crisi ancora incompiuto nel 2021, ma che allo stesso tempo mostrano buone prospettive di crescita in un orizzonte temporale più ampio. Tra questi vi sono Regno Unito, Spagna, Turchia, Messico, India, Sudafrica e Thailandia.
Infine, ai piedi del podio alcuni mercati verso cui il nostro export non recupererà i livelli pre-crisi nel 2021 e registrerà una crescita molto più contenuta negli anni successivi a causa di assetti politico-istituzionali incerti, limitazioni commerciali collegate a quadri sanzionatori internazionali oltre ovviamente agli impatti economico, sanitari e sociali della pandemia. Fra di essi sono presenti, ad esempio, Romania, Grecia, Argentina e Sri Lanka.
Investimenti e riforme: le potenzialità del PNRR e i benefici per le imprese italiane
Sace ha infine stimato il possibile impatto degli investimenti pubblici previsti nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Le riforme strutturali previste incrementerebbero la competitività delle imprese italiane attive sui mercati esteri: il livello delle esportazioni di beni, in valore, nel 2025 aumenterebbe infatti del 3,5% rispetto a quanto previsto nello scenario base, rappresentando un ulteriore stimolo alla crescita dell’economia italiana.
“Il PNRR – ha commentato Errore – non deve essere soltanto un evento economico ma una chance per modernizzare il Paese cogliendo la sfida della digitalizzazione e della sostenibilità con l’implementazione delle riforme strutturali che ci chiedono l’Europa e il mercato, e soprattutto un’occasione per superare le disuguaglianze. SACE sosterrà gli investimenti del PNRR, da un lato con le garanzie e coperture assicurative per progetti strategici, dall’altro con il suo ruolo di facilitatore del New Green Deal italiano. Quindi saremo ancor di più al fianco delle imprese, per far crescere il Paese intero”.
“L’obiettivo che ci dobbiamo dare con il PNRR, è evidente – ha concluso infine Latini – non deve essere solo quello di tornare ai livelli pre-crisi, ma soprattutto di superarli, colmando quei gap strutturali, per consentire all’Italia di riconquistare il suo giusto peso nel mercato globale. E questo attraverso gli investimenti in infrastrutture, in digitalizzazione e in sostenibilità, insieme alle importanti riforme che abbiamo iniziato e ci apprestiamo a implementare. Le imprese italiane si troveranno ad operare in un contesto economico interno più reattivo, più solido, più moderno. Ecco quindi che la connessione tra PNRR ed export diventa davvero chiara. Le aziende potranno sviluppare gli strumenti per migliorare la loro offerta produttiva e commerciale – incrementando le loro vendite sul mercato domestico e nel mondo – innescando così un vero e proprio circolo virtuoso. E, come evidenziato nel rapporto, di tutto questo ne trarrà beneficio l’export, il driver storicamente più importante per la crescita del nostro Paese”.